Dopo la realizzazione dei film in tedesco, è stata avvertita la necessità di poter disporre di esempi di riferimento che presentassero la prestazione comunicativa di un parlante nativo. Il fatto di vedere come una persona di madrelingua italiana affronti la situazione e a quali difficoltà debba anch’essa confrontarsi permette ai/alle collaboratori/trici di relativizzare il preconcetto secondo il quale la prestazione di un apprendente sarebbe per definizione deficitaria, mentre invece quella di un nativo sarebbe da ritenersi automaticamente irreprensibile. Per queste ragioni, 2 dei 24 film sono stati realizzati con persone italofone, e precisamente per gli scenari “Partecipare a un colloquio con l’insegnante” e “Presentarsi a un colloquio di orientamento professionale.”
Emanuela Rossi è alla ricerca di un posto di lavoro. Ha preso contatto con l’agenzia Labor Transfer e incontra oggi un’orientatrice professionale per un primo colloquio.
Emanuela Rossi ha 26 anni, è svizzera e abita a Locarno.
Persona di madrelingua italiana
Durante un colloquio con l’orientatore professionale bisogna essere in grado di parlare di sé, dei propri percorsi formativi e delle esperienze professionali maturate, come anche di competenze, qualità e obiettivi personali in ambito lavorativo. È necessario saper presentare chiaramente all’orientatore le proprie esigenze e risorse, in modo da poter elaborare congiuntamente una strategia di ricerca di lavoro o di formazione efficace. Emanuela conosce bene il contesto e si muove con relativa disinvoltura, anche se la sua postura e i suoi gesti denotano un certo nervosismo e disagio, probabilmente dovuti al fatto di essere filmata. Emanuela si esprime in modo piuttosto esitante: i numerosi ehm volti a colmare i vuoti e la vocale finale spesso allungata rendono il suo parlato generalmente poco fluido. Spesso ripete parole e formulazioni nella stessa frase (nella grafica, nel mondo del lavoro della grafica, di partecipare a uno stage, di fare uno stage) e non sempre ottimizza il suo tempo di parola, tanto che l’interlocutrice sente il bisogno di sintetizzare e interpretare i suoi propositi (però vorrei trovare per fare un’esperienza in un ufficio, in uno studio grafico, ehm quindi appunto … un po’ differente che indipendente, piuttosto appunto in ufficio dove fare un po’ di esperienza - Quindi dove hai, mi sembra di capire, uno stipendio fisso e la possibilità di consolidare quello che hai imparato). Il suo modo di affrontare il colloquio non sempre trasmette motivazione, e in generale Emanuela manca di determinazione nel presentare le proprie competenze (quando si esprime, ad esempio, sulle sue conoscenze linguistiche). La prestazione di Emanuela dimostra come la conversazione spontanea, non pianificata, sia caratterizzata da elementi quali interruzioni, false partenze, ridondanza, ripetizioni, segnali discorsivi e strategie non verbali, aspetti, questi, tipici dell’interazione orale anche tra persone di madrelingua. Risulta inoltre evidente che la riuscita dell’interazione è in larga misura determinata dal comportamento comunicativo dell’interlocutrice, che riesce a condurre il colloquio verso l’obiettivo con strategie efficaci (es. la riformulazione). Nei commenti delle prestazioni dei migranti è stata spesso rilevata l’insicurezza nell’uso della forma di cortesia. In questo filmato l’orientatrice passa dal lei al tu senza motivo e senza dichiararlo esplicitamente. L’uso vago e impreciso della forma di cortesia è quindi probabilmente una caratteristica del linguaggio attuale in Ticino.
Contesto